CULTURA

GIOVANNI MASTROBERARDINO

 

Con la caduta del Regno delle Due Sicilie, la cacciata dei Borbone e l'avvento del nuovo Regno d'Italia, nel 1860/61 una nuova classe dirigente si affacciò sulla scena politico-amministrativa della Nazione unificata. Tale avvicendamento fu vissuto anche a S.Stefano, e fu incarnato soprattutto da Giovanni Mastroberardino. Sindaco dal 1861 al 1865. Solo cinque anni: lasso di tempo piuttosto breve  ma nondimeno sufficiente ad innescare una svolta nella prassi amministrativa del Comune.

Personaggio esuberante, energico e battagliero finiva per trasformare in comprimari tutti quelli che gli stavano intorno, sia che ne appoggiassero o che ne contrastassero l'azione. Eppure era un sacerdote, precisamente un monaco, di soli 39 anni all'atto della nomina. Come mai?

La nuova politica portata dai piemontesi nel Sud conquistato, non era volta principalmente ad esautorare il clero dalle prerogative fin qui a lui riservate? Non erano state soppresse centinaia di confraternite, chiusi decine e decine di conventi o istituzioni religiose e incamerati i loro beni, grazie alle leggi Siccardi, Rattazzi e dell'irpino Pasquale Stanislao Mancini? Eppure i sacerdoti erano ancora lì a gestire la cosa pubblica. Il fatto è che la nuova classe dirigente stentava ad affacciarsi sulla scena pubblica e gli elementi più acculturati presenti sul "mercato" finivano per essere ancora i sacerdoti.

Giovanni Mastroberardino era proprio l'uomo che faceva al caso. Appartenente ad una famiglia benestante della frazione Toppolo riuscì, con alcuni provvedimenti cruciali, ad avviare la comunità di S.Stefano verso i tempi nuovi, fatti soprattutto di realizzazioni infrastrutturali di cui il paese era pressochè privo. E nonostante il perdurare di una situazione economica tutt'altro che florida. La scuola pubblica, ad esempio, fu letteralmente strappata dal clima di sonnecchiosa paralisi e portata ad una regolare e progressiva stabilità procedurale, sottoponendola a periodiche e costanti visite ispettive.  Tra l'altro è con lui che i santostefanesi avranno, per la prima volta, una maestra che si potesse occupare delle fanciulle del paese. Don Giovanni Mastroberardino non lesinava, all'occorrenza, di ricorrere anche ad eccessi autoritari pur di raggiungere lo scopo. Come quando fece ruzzolare letteralmente per le scale del Municipio il Sindaco di Sorbo venuto a consegnargli la nomina del nuovo maestro. Nomina fatta dal Prefetto contro il suo parere. Questo suo atteggiamento "personalistico" e poco rispettoso della norma gli creerà ben presto molte inimicizie che sfoceranno in malcontento e veri e propri ricorsi presso le autorità provinciali.  Ma lui non si scomponeva e procedeva imperterrito.

Ma il provvedimento che, forse, lo farà passare alla storia di S.Stefano è la scelta, fatta nel 1862 e ratificata col Regio Decreto n. 1196 del 4 gennaio 1863, di aggiungere "Del Sole" all'antico toponimo, motivando la geniale scelta per essere il paese un "sito ameno...adatto al bello". Abbinamento questo che non poteva essere più azzeccato e che avrebbe donato per sempre al paese il privilegio di un tale "marchio di fabbrica"!

Anche quando, nel 1865, lascerà la carica di Sindaco, il Mastroberardino continuerà a farla da protagonista come consigliere comunale o a fungere da Sindaco in qualità di assessore anziano, per altri vent'anni e più. Fin quasi alle soglie della dipartita avvenuta il 19 maggio 1898. Lasciando un'impronta indelebile nella storia di Santo Stefano del Sole.

 

                                                             Nicolino Farese